L’assunzione di alcol in gravidanza è in grado di provocare al feto e quindi al nascituro una serie di alterazioni che vengono riunite sotto l’acronimo, derivato dall’inglese, FASD (Foetal Alcohol Spectrum Disorders) di cui la Sindrome Feto Alcolica (FAS: Foetal Alcohol Syndrome) rappresenta la forma più grave.

EPIDEMIOLOGIA

La prevalenza sui nati vivi è piuttosto variabile e in realtà varia molto nelle varie popolazioni, soprattutto considerando che in alcune popolazioni l’alcolismo e l’abuso di alcol sono più comuni e questo può aumentare il rischio di FAS e FASD, anche di molto.
Si valuta 0,028-0,37/10.000 nati vivi per la FAS fino a 1 caso/10.000 per la FASD. 
Inparticolare si stima che la FAS sia presente in circa 1-2 casi per 1.000 nati vivi negli Stati Uniti. La FASD è molto più diffusa e sembra colpisca tra il 2 e il 5% dei bambini nati negli Stati Uniti.
Ma In alcune popolazioni, come le donne indigene degli Stati Uniti e del Canada, la prevalenza della FAS può essere fino a dieci volte superiore rispetto alla popolazione generale.
 

QUADRI CLINICI DELLE PATOLOGIE DA ASSUNZIONE DI ALCOL IN GRAVIDANZA

 
L’assunzione di alcool in gravidanza, soprattutto nei primi mesi, aumenta il rischio di aborto spontaneo, ma anche di parto prematuro.
L’esposizione del feto all’alcool durante l’embriogenesi, quindi come già detto prima, nei primissimi mesi di gravidanza, altera lo sviluppo dei vari organi, il cui risultato è una condizione irreversibile, con danni sia meramente fisici che psichici, questi ultimi in quanto l’alcol ed è in grado di danneggiare anche lo sviluppo del sistema nervoso centrale; tipici a questo proposito sono i disturbi del comportamento.
Poiché l’alcool oltrepassa la placenta anche a concentrazioni estremamente basse, il danno organico non è necessariamente dose-correlato ed infatti, ad oggi, non esiste un limite di assunzione “sicuro” e/o raccomandabile in gravidanza
Anche la modalità di assunzione dell’alcool sembra avere un certo effetto sull’entità del danno organico; alcuni studi hanno dimostrato che l’assunzione di un’elevata quantità di alcool in un’unica dose sembra essere più dannosa dell’assunzione di un’uguale quantità in più giorni.
 

COME SI RICONOSCE

Le caratteristiche alla nascita comprendono basso peso, alterazioni somatiche (circonferenza cranica < 10° percentile, facies caratterizzata da rime palpebrali brevi, labbro superiore sottile, filtro lungo e piatto), difetto di crescita o di morfologia cerebrale, con anomalie strutturali del cervello. Il danno neuro cognitivo si evidenzierà nel corso dello sviluppo del bambino, soprattutto in età scolare, con iperattività, alterazione dello sviluppo cognitivo ed emozionale, irritabilità e temperamento instabile.


COME SI DIAGNOSTICA

La diagnosi prevede l’accertamento dell’esposizione all’alcool. Chiaramente questo dato non è facilmente obiettivabile e per questo i vari studi sulla prevalenza della malattia non sempre sono concordi, anche all’interno di una stessa popolazione.
Possibili indicatori alcool correlati sono: alcoolemia, metaboliti dell’etanolo, addotti aldeide-proteine, elevate concentrazioni di enzimi epatici, aumento del volume corpuscolare medio e alcuni indicatori di suscettibilità (polimorfismi genetici di alcol-deidrogenasi, citocromo P450). Nessuno di essi singolarmente tuttavia può diagnosticare una sindrome fetale alcolica.


COME SI CURA

Non esiste alcuna terapia per le patologie da assunzione di alcol in gravidanza, quindi ne per la FAS e neppure per la  FASD.
Purtroppo i danni che si sono instaurati a seguito dell’abuso di alcool durante la vita fetale sono irreversibili; per questo è fondamentale la prevenzione, cioè l’astensione o l’estrema cautela nell’utilizzo di bevande a contenuto alcoolico.
Utile sarebbe/è l’educazione delle gravide, già in epoca preconcezionale, affinchè siano informate sui rischi dell’alcool durante la gravidanza, in modo da prendere “sane” decisioni informate sull’uso di alcool.
 Una volta identificati i bambini portatori della sindrome alcolica fetale, la terapia è di supporto per minimizzare i deficit somatici o intellettivi manifestati.


Dott. Salvatore Nicolosi
Medico di Medicina Generale
 
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