La cosiddetta “salute mentale” corrisponde alla condizione di benessere in cui una persona si trova quando raggiunge un equilibrio psicologico personale soddisfacente.
La salute mentale è una condizione soggettiva che dipende da diversi fattori (personali, relazionali, sociali, economiche) e cambia in conseguenza delle vicissitudini della vita.
Il soggetto con disagio mentale vive in uno stato di sofferenza: per paura, per perdita di fiducia in sé stesso o negli altri, per incapacità di amare, di lavorare, per solitudine.
Quando il disagio psichico perdura per molto tempo può sfociare in una vera e propria malattia mentale.
Le più comuni malattie psichiatriche sono: la depressione, il disturbo d’ansia, gli attacchi di panico, il grande gruppo delle psicosi, tra cui la schizofrenia.
Nel passato le persone affette da malattia mentale grave venivano isolati all’interno dei manicomi, luoghi di segregazione piuttosto che luoghi di cura. Il malato mentale veniva considerato “pericoloso per la società”, pertanto doveva esserne allontanato.
A partire dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, si assiste ad un cambiamento culturale, che porta nel 1978 all’approvazione della legge Basaglia.
La legge nazionale n. 180/78
La riforma psichiatrica (legge nazionale n. 180/78 detta “legge Basaglia”) si poneva in un’ottica rivoluzionaria nell’ambito dell’assistenza al malato mentale; stabiliva un nuovo orientamento delle cure psichiatriche che, finalmente, per la prima volte, non erano più mirate al ricovero del malato in ambito manicomiale, ma piuttosto ad una “presa in carico” tramite servizi territoriali, che ne favorissero l’inserimento sociale, limitandone l’emarginazione.
Il malato non era più un paziente “pericoloso”per la collettività e pertanto da segregare, quanto una persona da curare nell’ambito del territorio di appartenenza, tramite servizi ambulatoriali appositi.
Così negli anni ’80 si è finalmente avviata la “chiusura dei manicomi” e l’attivazione dei servizi territoriali.
La disomogeneità del funzionamento dei servizi psichiatrici ha però causato negli anni, in molti casi, un sovraccarico assistenziale delle famiglie, spesso sole nella gestione dei numerosi problemi correlati alla
malattia.
Il Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale 1994/1996 stabilisce la realizzazione di quattro condizioni fondamentali a livello nazionale:
- La costituzione in tutte le USL di una rete di servizi territoriali psichiatrici, di strutture residenziali e semi-residenziali;l
- l’aumento e la diversificazione delle competenze professionali degli operatori;
- lo sviluppo dell’organizzazione dei diversi servizi, al fine di favorire l’integrazione degli stessi e quindi la continuità delle cure;
- l’attivazione di tutte le possibili strategie di intervento per superare definitivamente il ricorso al ricovero in ospedale psichiatrico.
Si istituisce il Dipartimento di Salute Mentale nell’ambito di ciascuna USL, che deve garantire la programmazione e la gestione delle attività territoriali ambulatoriali ed ospedaliere in psichiatria
Il Dipartimento di Salute Mentale
Grande importanza ricoprono nell’ambito della salute mentale il Privato Sociale e le Associazioni di volontariato, che offrono servizi complementari a quelli del Dipartimento, riguardo al mutuo aiuto, al supporto e all’orientamento delle famiglie, alla socializzazione, all’inserimento sociale e all’integrazione lavorativa, all’opinione pubblica in materia di salute mentale.
PERSONALE DEL DSM
. Medici Psichiatri
. Infermieri professionali
. Psicologi clinici
. Educatori
. Assistenti sociali
. Operatori Socio Sanitari
. Tecnici della riabilitazione psichiatrica
Il Dipartimento di Salute Mentale
I Moduli territoriali del D.S.M sono:
. Centro Salute Mentale (CSM)
. Day Hospital e/o Centro Diurno
. Comunità Terapeutica Assistita (C.T.A.)
. Reparto ospedaliero Diagnosi e Cura (S.P.D.C.)
Centro di Salute Mentale (CSM)
Svolge attività di cura ambulatoriale e domiciliare, garantendo un servizio di assistenza ai malati e alle loro famiglie.
Risponde alla “crisi psichiatrica”, collabora in rete con altri servizi sociali e sanitari presenti sul territorio.
La metodologia di lavoro è multidisciplinare, da parte dell’èquipe.
Strutture semi-residenziali
(Day Hospital e Centro Diurno):
Ospitano soggetti che necessitano di interventi terapeutici e di socializzazione.
Accolgono i pazienti per periodi di tempo stabiliti sulla base del progetto terapeutico individualizzato.
Il Centro Diurno presenta la funzione prioritaria di risocializzazione di gruppo, favorendo anche gli scambi sociali con il
territorio: dev’essere aperto per almeno 8 ore al giorno, preferibilmente per 6 giorni alla settimana.
Vi si organizzano attività occupazionali di vario tipo, ricreative,artigianali /artistiche, sportive, lavorative. Il C.D si propone di sviluppare anche le abilità lavorative dei pazienti favorendone l’inserimento in esperienze lavorative protette, tramite progetti in Cooperative sociali di tipo “B”, oppure in aziende sul territorio.
Il Day Hospital attua programmi terapeutici e riabilitativi di breve e medio termine.
Ha anche l’importante funzione di prevenire il ricovero ospedaliero e di ridurre i rischi dell’istituzionalizzazione.
L’èquipe del DSM si avvale del supporto del personale proveniente dalle cooperative sociali e dalle organizzazioni di volontariato, che offrono il loro contributo per favorire nei soggetti lo sviluppo delle capacità espressive, l’apprendimento di abilità professionali e la sperimentazione di nuove abilità relazionali, interpersonali o di gruppo.
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC):
interviene nei confronti di pazienti adulti che necessitano di trattamenti sanitari con ricovero ospedaliero. Accoglie trattamenti sanitari volontari o obbligatori (T.S.O.).
In genere il reparto dispone di un numero limitato di posti letto e dev’essere dotato di spazi per le attività comuni (sala per il pranzo, sala per le terapie di gruppo).
Si ricoverano soggetti che hanno bisogno di un supporto diagnostico, terapeutico e farmacologico intensivo, in genere a seguito di una crisi che, per la gravità delle manifestazioni, non può beneficiare del trattamento ambulatoriale.
Garantisce prima della dimissione del paziente, la continuità delle cure tramite collegamento con i servizi psichiatrici ambulatoriali.
Strutture residenziali:
offrono un servizio di lunga assistenza e di residenzialità protetta, per i soggetti che si collocano nell’area della cronicità e che necessitano di un costante intervento terapeutico e riabilitativo.
Per lo più si tratta delle Comunità Terapeutiche Assistite (C.T.A.).
Ospitano al massimo 20 pazienti e devono essere ubicate in contesti urbani, comunque in contesti abitati.
Solitamente le strutture residenziali accolgono le persone per tempi medio-lunghi, sulla base di un programma concordato con il CSM di competenza, che in genere ha disposto l’inserimento del paziente.
Vengono poi elaborati dall’èquipe della C.T.A. programmi terapeutici individualizzati per ogni paziente, verificati periodicamente.
L’èquipe è formata da diverse figure professionali, che operano con una metodologia di lavoro di tipo multidisciplinare.
Altre strutture residenziali sono le Comunità Alloggio, che non fanno parte del Dipartimento di Salute Mentale facente capo all’Azienda Sanitaria, ma sono di pertinenza del Comune, realizzate in attuazione delle leggi nazionali e regionali sui servizi a favore delle persone fragili. Le Comunità Alloggio sono rivolte a quei pazienti con un buon livello di autonomia personale, che non necessitano di costanti interventi terapeutici e pertanto della presenza di personale sanitario. Sono pazienti discretamente integrati nel tessuto socialedel territorio.
Nelle Comunità Alloggio il personale presente è di tipo socio-assistenziale ed educativo ed i rapporti tra operatore ed ospite sono volti al soddisfacimento del bisogno di relazione e soprattutto di supporto nella partecipazione alle diverse attività che caratterizzano l’inclusione sociale.
Il numero dei pazienti inseriti è di 6-8.
Pertanto gli ospiti sono partecipi attivamente non solo degli aspetti quotidiani della vita comunitaria, ma anche delle opportunità di aggregazione all’esterno della comunità, siano esse ludiche, lavorative, sportive.
Le Comunità Alloggio sono gestite da personale delle Cooperative Sociali, convenzionate con l’Ente Locale.
Per i pazienti ancora più autonomi la legge prevede i “gruppi appartamento”, con un numero esiguo di utenti che si autogestiscono.
RUOLO DELL’OPERATORE SOCIO-SANITARIO NELL’ASSISTENZA ALLA PERSONA CON DISAGIO PSICHICO
L’Operatore Socio-sanitario deve instaurare con il paziente ed anche con la famiglia:
- una relazione professionale, alimentata appunto dalla competenza professionale
- una relazione terapeutica, che si fonda sulla relazione di aiuto vera e propria.
Volendo riassumere, si possono indicare nove punti fondamentali di un qualsiasi programma di assistenza rivolto a persone con disturbi psichiatrici, psicotici in particolare. E’ necessario:
- garantire una presa in carico sicura, continua e completa per tutti i bisogni, espressi e non espressi dalla persona;
- assicurare un ambiente tranquillo, caratterizzato da poche variazioni di contesto, ma nel contempo non deprivante per la persona;
- garantire un elevato standard di benessere fisico e promuovere al massimo il benessere psicologico soggettivo, partendo dai bisogni che sono in primo piano in quel momento;
- promuovere solo interazioni personali gradite e vantaggiose per la persona, agendo da filtro verso quelle visite o relazioni che risultano troppo ansiogene;
- svolgere una funzione di contenimento psicologico verso le ansie o comportamenti disfunzionali dei familiari;
- segnalare eventuali effetti collaterali alla terapia farmacologica, in collaborazione con la figura infermieristica che ha la responsabilità della gestione dei trattamenti farmacologici;
- in collaborazione con il team multiprofessionale, svolgere una funzione di contenimento rispetto ai “sintomi positivi” e limitare al massimo i “sintomi negativi”;
- svolgere, nei limiti delle proprie competenze, un’azione educativa nei confronti del contesto sociale, sensibilizzandolo alla conoscenza ed alla comprensione dei disturbi che la malattia mentale comporta;
- garantire la propria partecipazione attiva nel supportare il paziente nei programmi riabilitativi, di terapia familiare e soprattutto di recupero e/o potenziamento delle abilità sociali.
Dott.ssa Maria Angela Valenti
Assistente Sociale Specialista
Pedagogista