L’Alcaptonuria è una malattia genetica facente parte del gruppo dei disordini del metabolismo degli aminoacidi.

EZIOLOGIA E PATOGENESI

E’ provocata dalla carenza dell’enzima omogentisico ossidasi, che fa parte del metabolismo dell’aminoacido tirosina e specificamente trasforma l’acido omogentisiaco in acido acetico. Si produce così un incremento della concentrazione plasmatica di acido omogentisiaco arrivando a valori superiori ai 3 mg/dl. L’acido omogentisiaco viene eliminato con le urine ed escreto anche con il sudore.

E’ proprio la presenza di acido omogentisiaco sulla cute che in presenza di ossigeno e a PH alcalino si trasforma in un pigmento di colore bruno, definito pigmento ocronotico, a provocare la tipica colorazione scura della cute della regione pubica ed ascellare dei soggetti malati.

Lo stesso pigmento ocronotico ha una grande affinità per le cartilagini e i tessuti connettivi e quindi si accumula nelle cartilagini costali, in tendini e legamenti, nelle cartilagini laringee e tracheali, ma anche sostanzialmente in tutti i tessuti connettivi, compresi endocardio ed intima vasale.

Il difetto genetico alla base dell’Alcaptonuria consiste in un’alterazione del gene chiamato AKU o HGO e che codifica per l’omogentisiaco-ossidasi posto nel cromosoma 3 (3q21-q23).

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La trasmissione è autosomica recessiva.

QUADRO CLINICO

Il quadro clinico dell’Alcaptonuria è correlato essenzialmente all’accumulo di acido omogentisiaco nei tessuti e consiste nella triade ocronosi, artrite, malattie cardiovascolari.

L’ocronosi consiste nella pigmentazione praticamente generalizzata dai tessuti connettivi che assumono un colore grigio-ardesia, ben evidente nelle sclere e, qualche volta, è visibile, in trasparenza attraverso la cute, nei tendini più superficiali e nelle fasce muscolari.

L’artrite acronotica è quella che sostanzialmente domina il quadro clinico. In fase iniziale il paziente avverte dolore lombare e alle grandi articolazioni praticamente indistinguibile da quello osteoartrosico; quindi si manifestano crisi artritiche vere e proprie simili a quelle dell’artrite reumatoide a cui seguono progressivamente limitazioni articolari fino all’anchilosi, particolarmente severa nella zona vertebrale lombare. Il disco intervertebrale infatti appare interessato severamente con degenerazione, estese calcificazioni e perfino rottura. 
Le piccole articolazioni non appaiono essere significativamente interessate.
Ad oggi non è ben chiaro il meccanismo che produce il processo infiammatorio articolare in presenza di depositi di acido omogentisiaco

La letteratura concordemente riconosce, nei soggetti affetti da alcoptonuria, un maggiore rischio di patologie cardiovascolari rispetto alla popolazione generale. Il pigmento ocronotico si deposita sulle valvole cardiache, nell’endocardio, nell’intima aortica,  nella parete dei grossi vasi, nei vasi coronarici; sono descritte steno-insufficienze valvolari, lesioni aterosclerotiche precoci e un aumentato rischio di infarto del miocardio.

Sono più frequenti anche la calcolosi renale e le prostatiti

DIAGNOSI

disco-interv_alcaptonuria

Tipica immagine radiologica di disco intervertebrale in soggetto con alcaptonuria in fase avanzata (proiezione laterale)

L’acido omogentisiaco non è presente nelle urine dei soggetti normali, viceversa è escreto con le urine nei soggetti affetti da alcaptonuria. Quindi il dosaggio di acido omogentisiaco nelle urine rappresenta il principale mezzo per diagnosticare la malattia o per confermarne la sussistenza in caso di sospetto.

Il quadro radiologico è abbastanza tipico, soprattutto a carico del tratto vertebrale lombare dove si evidenziano restringimenti discali marcati con contestuale calcificazione dei dischi stessi; anche nelle altre articolazioni si possono riscontrare calcificazioni, così come, tipicamente, se ne possono riscontrare nelle cartilagini auricolari.

Non è impossibile un decorso misconosciuto e quindi a volte è in sede di intervento chirurgico che si pone il sospetto di alcaptonuria quando si abbia il riscontro di quelli che vengono chiamati “black-disk”, menisco nero, articolazione nera.

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TERAPIA.

Ad oggi non esiste una terapia specifica per l’Alcaptonuria.

I trattamenti eventuali sono soprattutto rivolti al miglioramento della motilità articolare, quindi ad esempio eventuale protesizzazione di ginocchio ed anca.

Anche per l’eventuale patologia cardiaca non esiste una terapia specifica, se non eventualmente l’intervento di sostituzione valvolare o la valvuloplastica, nel caso delle steno-insufficienze di valvole cardiache, e l’eliminazione, per quanto possibile, di altri fattori di rischio per eventi cardiovascolari acuti; a questo proposito, il controllo cardiologico frequente è consigliato nei soggetti con alcaptonuria.


Alcaptonuria su PubMed

Alcaptonuria su Google Scholar (ricerca in inglese)

Alcaptonuria su Google Scholar (ricerca in italiano)


Dott. Salvatore Nicolosi

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